Gente
di caruggi :: Chi e perche'
(Due parole a
chi legge)
Chi
e' la
gente dei caruggi? Sono persone che abbiamo incontrato
tutti, nel secolo scorso, per le strade a cannocchiale della
nostra Carloforte. Persone
tanto familiari da esser sempre ricordate col nome d'arte,
u puverbiu (in lingua nazionale, il soprannome).
Esempi:
un forestiero che avesse chiesto a un tabarkino
dove abita
il signor Leone Francesco?, si sarebbe sentito rispondere
boh, e chi e'?. Ma, se avesse chiesto
dove abita
Biringonni?, chiunque avrebbe dato l'indicazione esatta:
sta dalla centrale (versione italianizzata dal
tabarkino u sta d-a centrole).
Perche',
in ti caruggi, gli abitanti si conoscono e si indicano per
soprannome. E' quasi un distintivo che si porta all'occhiello
sul pigiamino della culla.
Persone
che sono personaggi: sono rimasti nel ricordo
collettivo, perche' ognuno, a modo suo, ha scritto una pagina
della storia carolina. Non hanno scritto con la penna, ma con
la loro umanita'. Questa, soprattutto, sembra essere degna di
ricordo.
La storia
di una comunita' non la fanno soltanto i personaggi di cui
parlano giornali e tivu'. Ci sono persone che sfuggono
all'attenzione dei mass-media; ma sono tasselli, che
compongono il mosaico sociale. Un Rigoletto, un
Popo',
una Fova rustia, una
Darca non si ripeteranno
mai piu' a Carloforte.
Perche'
ricordarli? Perche' possono ancora insegnarci qualcosa: la
semplicita' di vita, la sincerita' dei sentimenti, l'armonia
della convivenza (colori spesso assenti, purtroppo, nel quadro
della societa' moderna).
I
personaggi descritti, come si puo' notare dando un'occhiata
all'elenco, sono di diversa estrazione sociale e hanno avuto
ruoli ben diversi nella vita carolina. Non poteva essere
diversamente. I componenti di una comunita' sono come gli
strumenti di una banda musicale: sono diversi e suonano note
diverse. L'armonia nasce cosi'. Se gli strumenti fossero tutti
uguali e suonassero le stesse note, si avrebbe solo una grande
monotonia.
In genere
si e' preferito usare il nome popolare del
puverbiu,
piuttosto che ricorrere al nome di battesimo, ugualmente
indicato sotto il titolo. Il cosiddetto soprannome non e' usato
per ridere con malizia; percio' non suona offensivo o ironico. Tutt'altro:
e' confidenziale e affettuoso. Ed e' molto piu'
immediato per riconoscere una persona. Di piu':
u puverbiu
e' un piccolo quadro di vita paesana in cui, attorno al
personaggio principale, si possono scoprire altri particolari,
piccole pennellate, che arricchiscono il quadro e richiamano
un momento di storia.
|